In model

In model

Prima di poter parlare dei tanti animatori che si sono susseguiti alla direzione di interi episodi della serie di Hokuto no Ken, è bene spiegare il punto cardine su cui si baserà l’analisi dello stile degli stessi: questo elemento comune imprescindibile è la definizione di “In model”.
Di facile e immediata comprensione, il termine In model si riferisce all’accuratezza con cui i disegnartori chiamati ad animare un determinato personaggio riescono a ricreare le fattezze dello stesso quando è stato disegnato per la prima volta dal Character designer (o chi per lui) sui bozzetti dei personaggi o Chara settei.
“In model” saranno dunque definiti tutti gli animatori che sono riusciti a piegare il loro stile a quello voluto dal Character designer per la serie.
Saranno raggruppati sotto la definizione “Off model” tutti gli animatori che non sono riusciti o non hanno voluto uniformarsi allo stile di disegno stabilito in precedenza.

Lo stile della serie


Nel caso specifico di Hokuto no Ken, il Character designer è Suda Masami. Di seguito i disegni preparati di Suda per il personaggio di Kenshirō.

Settei di Kenshirō a opera di Suda Masami

Come viene spiegato anche nella Guida all’animazione, il compito dl Character designer è, come lascia bene intendere la definizione stessa del suo ruolo, ideare lo stile dei personaggi che appariranno durante la serie, tramite dei fogli preparatori in cui vengono mostrate le loro caratteristiche estetiche ed elencate caratterizzazioni ben specifiche per riuscire a dare un senso di continuità visiva.
Se per un film cinema o un prodotto animato destinato direttamente alla distribuzione Home Video, data la loro breve durata, è possibile fare uno studio dell’aspetto estetico di tutti i personaggi che appariranno nell’opera animata, per una serie molto lunga come Hokuto no Ken, i bozzetti creati inizialmente servono a dare prettamente linee guida per i direttori dell’animazione che dovranno ricoprire il ruolo durante un limitato numero di episodi.
Se in un film si ha la sensazione che la mano dietro l’animazione generale delle scene sia unica, in una serie il discorso cambia notevolmente.
Cercando di essere più specifici: se nello studio iniziale dei personaggi Kenshirō ha delle fattezze ben definite (capelli bassi, sopracciglia molto folte, proporzioni tra busto e gambe ben allineati), in realtà queste caratteristiche devono scontrarsi con le abilità dei singoli animatori nel riuscire a ricreare stili e proporzioni.
Ecco di seguito sei modelli di personaggio messi a confronto, quattro per Hokuto no Ken e due per Hokuto no Ken 2.
Ogni modello è composto da sei fermi-immagine (cliccate sull’anteprima per allargare) presi da sei episodi consecutivi della serie, ognuno diretto da un differente Sakkan.

Immagino che vedendo questi modelli siate in grado di capire anche da soli quali direttori dell’animazione siano riusciti ad avvicinarsi con lo stile a quello del Character design e quali no.
Alcuni Sakkan più di altri sono stati in grado di fare un lavoro così accurato da non far percepire alcun calo di qualità generale tra episodio ed episodio. Al contrario, quando la qualità è minata da una differenza visiva troppo evidente, il pubblico finisce per avvertire un contrasto tra ciò che è stato abituato a vedere e ciò che si trova davanti in quel momento. Proprio in questo rovesciamento estetico risiede il significato dell’essere Off Model, e Hokuto no Ken, purtroppo, non è di certo una serie che ha dalla sua una continuatà estetica.

Analisi e confronti


Con le quattro analisi riguardo lo stile di cinque direttori dell’animazione e tre confronti tra Sakkan In model e Off model cercheremo di dare commenti più specifici sull’alternanza di qualità che si sussegue in Hokuto no Ken.
Anche in questo caso l’anteprima delle immagini riportate presenterà solo uno screenshot della serie visibile una volta cliccata.

  • Analisi 1 : Suda Off model?!

Si è fatto sempre un gran parlare di come Suda Masami non sia mai stato eguagliato dagli altri Sakkan nella resa estetica dei personaggi. Adesso vorremo provare a capire insieme il perché.
Come Character designer della serie, prima ancora di essere Sakkan, il suo compito è stato quello di creare i Chara Settei… ma Suda aveva la capacità assolutamente personale di riuscire a stravolgere la fisionomia di un Settei fatto per un episodio già in quello successivo.
A seguire sono stati inseriti tre confronti per tre personaggi principali della serie. Ogni Settei usato per la comparazione è stato creato prima che il personaggio a cui fa riferimento facesse la sua entrata in scena.

Clicca sulle immagini per aprire le comparazioni

Com’è possibile capire aprendo le tre anteprime, ogni personaggio disegnato inizialmente nel Settei con stile semplice e pulito, acquisisce una sua peculiare forma nel corso di ogni episodio diretto da Suda. Ciò è da imputare soprattutto all’aumento di particolari e dei tratteggi inseriti di volta in volta, dimostrazione questa di un affinamento della tecnica animata.
Kenshirō e Shin, nel loro confronto finale, saranno completamente diversi da ciò che ci era stato mostrato neanche dieci episodi prima: i loro volti sono molto più massicci, con grandi mandibole delimitate da solchi (Kenshirō) e mento e naso a punta (Shin).
Rei, invece, è l’esempio migliore per quel che riguarda un cambiamento non tanto nella fisionomia del volto, quanto nell’espressività. Il suo modello iniziale e il primo episodio curato dal Sakkan, presentano un giovane guerriero con uno sguardo distaccato e rassicurante allo stesso tempo, ma con il progredire degli episodi  inizia a comparire sul suo volto una cupa maturità mista a rassegnazione.
Grazie alla sua continua crescita artistica insieme ai suoi personaggi, Suda Masami ha sempre sperimentato nuove tecniche d’animazione al passo con il Manga, non rendendo facile la vita agli altri Sakkan costretti a cercare di tenere il passo.
Il suo stile di vita volto al miglioramento continuo lo si riesce ad evincere anche grazie alla serie di Hokuto no Ken.

Verdetto: IL model 

  • Analisi 2 : C’è qualità e qualità

Un Anime nasce con l’intenzione principale di essere fonte d’intrattenimento per lo spettatore. Un intrattenimento semplice in alcuni casi e ricercato in altri, ma sempre e comunque un intrattenimento basato sull’immediatezza.
Immediatezza è anche la parola su cui si baserà questa analisi riguardo Saitō Hironobu, uno dei più longevi direttori dell’animazione della serie.
In un prodotto come Hokuto no Ken, in cui velocità, potenza e incredibili tecniche la fanno da padrone, sta proprio nell’immediatezza (di tratto) la carta vincente per riuscire a creare qualcosa d’impatto. Questo il Character designer Suda Masami l’ha capito per primo e, fin dall’inizio della serie, ha continuato a incentrare i suoi episodi su animazioni sempre più veloci e virtuose. Saitō, invece, è un animatore legato alla ricerca del particolare, fissato a dei dettami stilistici troppo incentrati sulla realtà, che di conseguenza ne minano lo stile, rendendolo forzato e costruito.
Come è possibile capire anche da queste immagini, Saitō Hironobu non è assolutamente un animatore che pecca di qualità (come invece molti altri che vedremo nel corso della serie), anzi, paradossalmente è proprio la troppa qualità l’aspetto più negativo della sua animazione.
Vedendolo disegnato da questo Sakkan, Kenshirō è “troppo uomo”, nel senso non figurato del termine: osservando il successore dell’Hokuto Shinken non si ha una sensazione di potenza ed energia, si riesce solo a capire il bisogno virtuoso dell’animatore di voler ricercare la bellezza del corpo umano tramite il suo lavoro. Lodevole, sicuramente, ma non è quello di cui la serie aveva bisogno né (provando a immaginare) quello che gli era stato richiesto di fare.

Kenshirō di Saitō Hironobu

Gli altri personaggi hanno lo stesso problema. La seconda immagine prende in esempio Souther, così esagerato nei tratti e nei segni da sembrare una maschera, ma al suo posto poteva essere inserito qualunque altro personaggio, essendo questo un suo problema generale.
Come pensate, poi, che un animatore come è Saitō il quale si perde a disegnare uno per uno i denti, possa essere in grado di fare delle animazioni fluide? Ovviamente è impossibile e il risultato è una serie di episodi piatti e senza alcun mordente.

Souther di Saitō Hironobu

Menzione d’onore, però, va fatta per le donne, sicuramente i personaggi che meglio gli riescono. Aiutato dalla sua carriera all’Araki Pro. (alcuni fan lo scambiavano addirittura per Araki Shingo stesso) e ai suoi precedenti lavori, i suoi personaggi femminili richiamano le fisionomie di Cat’s Eye o Space Cobra, il che, oltre a compensare le numerose sue mancanze, fa piacevolmente riscoprire allo spettatore un nuovo modo di veder rappresentata la donna nell’universo di Hokuto no Ken.

Verdetto: Off model

  • Analisi 3 : Per colpa di un film

Quando nel 1985 iniziano i lavori per la realizzazione del film cinema di Hokuto no Ken, vengono recluati i migliori animatori che a quel tempo partecipavano alla serie e ne vengono chiamati altri da altri studi. A farne le spese, però, è la serie televisiva stessa che, in concomitanza con l’inizio del suo terzo ciclo narrativo (Capitolo della supremazia nel mondo in caos, 乱世覇道編 – ransei hadō-hen) si vede sottratti i suoi pilastri portanti, venendo data in mano a chi è rimasto indietro. Ecco il contesto in cui Uemura Eiji approda a lavorare alla serie TV, un contesto così singolare che gli permette di avere in gestione ben due episodi: il 68 e il 74.

C’è poco da aggiungere a quanto le immagini non spieghino già da sole. Uemura è totalmente inadatto a ricoprire il ruolo di Sakkan in una serie come Hokuto no Ken. Il suo stile semplice e quasi amatoriale non ha precedenti in tutta la serie.
Ci domandiamo come sia possibile che a un direttore dell’animazione del suo livello sia stata affidata una puntata importante come lo scontro finale tra Kenshirō e Souther. Non ci sono scusanti per i responsabili della Toei che hanno permesso un tale scempio.
Fortunatamente per noi, dopo appena due episodi dalla puntata 74, Suda Masami torna a mettere mano alla serie animata regolare e il risultato sono una serie di puntate perfette sotto ogni aspetto, in grado anche di far dimenticare, anche se di poco, il lavoro di Uemura.
Indubbiamente gli episodi realizzati in maniera peggiore di tutta la serie.

Atroci.

Verdetto: Non scherziamo

  • Analisi 4: Due episodi diversi dal solito

Siamo ancora nel 1985 e due episodi di cruciale importanza sono affidati a due direttori dell’animazione che non prenderanno più parte alla serie: Itano Ichirō e Sakurai Michiyo sono i Sakkan che saranno chiamati ad animare rispettivamente il primo combattimento tra Raō e Kenshirō e la morte di Rei.
Anche se potrà sembrare che la ragione dietro questa presa in gestione degli episodi sia legata esclusivamente alla messa in produzione del film, il realtà non è del tutto così. Itano animerà l’episodio 49, mentre l’ultimo di Suda prima di concentrarsi esclusivamente sulla versione cinematografica di Hokuto no Ken si colloca solamente due puntate dopo. Sakurai, esattamente come Uemura, è invece chiamata alla direzione del suo episodio proprio a causa dello scarso numero degli animatori regolari.
Entrambi i casi però si distinguono per la loro grande cura e non hanno quindi niente a che spartire con le peggiori puntate di tutta la serie: i due Sakkan sono entrambi Guest star che lasceranno un segno indelebile nel cuore dello spettatore.

L’episodio 49 è un insieme di esplosioni, energia e rabbia concentrata. Itano e il suo tratto realistico sono chiamati ad affrontare una grande prova d’animazione, e il risultato finale che ne uscirà sarà qualcosa di grandioso. Presentando i personaggi con una nuova veste grafica ripresa direttamente dal Manga (Kenshirō ne indosserà gli stessi abiti) capace di spezzare il confine tra il disegno animato stilizzato e la realtà tridimensionale data dalla dettagliata fisionomia dei corpi umani, la puntata regala  immagini memorabili e una regia che lascia col fiato sospeso.
Purtroppo non ci troviamo davanti a un episodio esente da difetti, con particolare riferimento ai momenti più concitati del combattimento (i movimenti dei personaggi risultano meccanici, a causa forse della sua continuata partecipazione a serie robotiche) e al personaggio di Rei, con un’anatomia del corpo realizzata grossolanamente se paragonata a quella dei due protagonisti.
Assistente di Itano e responsabile dei Genga della parte centrale dell’episodio sarà Yūki Nobuteru, acclamato e geniale Character designer di fama mondiale. Ricordate il Kenshirō con i capelli rossi che si squarcia il giubbotto mentre la telecamera gli ruota intorno? Tutta opera di Yūki.

Quasi a voler compensare quest’episodio così violento, per la puntata che consacrerà Rei nei cuori di tanti (e tante) fan della serie, il direttore dell’animazione è eccezionalmente una donna. Sakurai ha un tratto aggraziato che si sposa perfettamente con la morbidezza del viso rassicurante di Rei prima di lasciare per sempre i suoi amici. Protagonisti assoluti della puntata sono sicuramente il guerriero di Nanto e il suo rivale Yuda, e quindi è proprio su questi due personaggi che l’estro artistico della Sakkan si è concentrato. A farne le spese sono i personaggi comprimari della puntata, non curati direttamente dal direttore delle animazioni e non sempre all’altezza dell’alta qualità dell’episodio.  Infine vanno citati i titoli di testa, che presentano sullo sfondo uno stupendo rifacimento di un’illustrazione di Hara Tetsuo.

In definitiva, entrambi gli episodi con la loro grafica appagante e perfettamente in tema con la trama, riescono ad essere il perfetto ponte tra gli estimatori del Manga e dell’Anime e non fanno rimpiangere in alcun modo l’assenza degli animatori storici.
Ciononostante, tanta rassomiglianza grafica con il tratto di Hara li allontana drasticamente dai canoni scelti per la serie.

Verdetto: Off model

  • Analisi e confronto: Essere In Model nonostante tutto

Quando si comincia ad analizzare con attenzione il tratto di ogni direttore dell’animazione della serie, si devono lasciare da parte le proprie preferenze e cominciare a studiare gli episodi in maniera arbitraria. Se lo si fa, allora, anche il Sakkan che prima poteva lasciare molte perplessità inizierà ad essere visto sotto un’altra luce. È questo il caso di Kawai Shizuo, animatore per otto episodi di Hokuto no Ken.
Questa serie di immagini dei personaggi realizzati da Kawai è stata creata con l’intenzione di dare un senso di evoluzione al suo stile. Si parte quindi con il peggio che il Sakkan ci ha regalato durante la serie: Rei, dall’episodio 24.
In questa puntata il guerriero di Nanto fa la sua comparsa ufficiale nella serie, dopo una breve apparizione in uno spezzone dell’episodio precedente (Sakkan dell’episodio Aoshima, Genga dello spezzone Saitō – non accreditato).
Possiamo solamente immaginare la reazione del pubblico giapponese che, avendo letto già questi capitoli del Manga da tempo, si è trovato davanti un Rei disegnato a quel modo (e con “quel modo” facciamo evidente riferimento al terzo fermo-immagine della prima serie di immagini). Animazioni scattose ed espressioni facciali abbozzate; Rei è brutto come il peccato, ed è un peccato che il suo primo episodio da protagonista sia stato sporcato così.

Ma se si continua a scorrere il trittico di foto e si arriva a quella centrale, si potrà vedere come il confrontro del modello di Kenshirō tra Kawai e Suda prenda in riferimento proprio un primo piano dello stesso episodio 24, incredibilmente simile a quello che farà Suda Masami due puntate più tardi.

Nonostante si possa considerare la versione di Suda superiore, ciò che fa la vera differenza in questo caso è la quantità di dettagli: per quanto il Rei presentato nel 24 sia completamente Off model rispetto al Chara Settei di Suda, Kenshirō (personaggio che Kawai ormai aveva iniziato a fare suo) risulta perfettamente In model, con evidenti simmetrie di stile con lo stile del Character designer.
E infine, la terza serie di immagini, vale a dire il meglio che Kawai abbia mai animato nel corso dei suoi otto episodi. Questa serie di colpi di Ken direttamente in faccia alla camera da presa è uno spettacolo per gli occhi e risulta davvero di ottima fattura.

Avremmo voluto sempre vedere episodi curati come quest’ultima breve animazione, ma Kawai è famoso (non solo in Hokuto no Ken) per essere un direttore dell’animazione con un tratto preoccupantemente altalenante.
In definitiva non possiamo classificare ovviamente Kawai come In model, né, tantomeno, valutare il suo operato nella serie come completamente Off model. Vogliamo quindi dare maggiore risalto agli sporadici momenti in cui ha dimostrato di essere un bravo Sakkan, non dimenticandoci delle sue tante e troppe lacune.

Verdetto: In model, nonostante tutto

  • Confronto 1: Buona la seconda

Hokuto no Ken, episodio 5.
L’episodio con il flashback delle cicatrici di Kenshirō. Il punto da cui tutta la storia piena di tormenti del protagonista è cominciata.
Ma anche i fan hanno avuto i loro, di tormenti. Questa puntata è stata infatti gestita non egregiamente da Yoshiharu Fukushima dello studio MIN.
Il problema della qualità, dati i tempi estremamente veloci a cui si viaggiava per riuscire a portare a compimento una puntata a settimana, non si era mai affacciato nella mente degli altri direttori, se non fosse che l’E-konte dell’episodio 7 prevedeva brevi sequenze animate provenienti dal 5.
Sakkan della settima puntata è Suda Masami e il cambio troppo netto di stili tra i flashback e la puntata stessa non avebbero dato uniformità al prodotto finito. C’era un’unica cosa da fare: disegnare nuovamente quelle scene.
Nello specifico, le scene rifatte sono ad opera di Aoshima Katsumi, animatore e direttore dell’animazione che, fino all’episodio 22, ha collaborato insieme a Suda nella realizzazione dei suoi episodi.

Con una premessa del genere ci sembra anche superfluo aggiungere quanto Aoshima sia stato capace in maniera egregia di correggere in corsa questa scena portante per l’economia di tutta la serie.
Il flashback viene creato inizialmente per l’episodio 7, ripetuto nel 12 e nel 20, mentre viene esteso proprio nel 22esimo episodio curato da Aoshima e Suda.L’unica volta in cui il filmato originale di Fukushima viene rimandato in onda è nella puntata 17, una puntata di ricordi in cui il cambio di stile tra uno spezzone video e l’altro è accettato. In tutte le altre occasioni è stato usato il ricordo disegnato da Aoshima, perché ritenuto giustamente più In model con lo stile della serie.

Verdetto: In model

  • Confronto 2: Più “Sakkan” per un episodio

Come lasciano intendere le virgolette del titolo, non ci troviamo davanti a un caso vero e proprio di collaborazione di più direttori dell’animazione per un episodio, ma la bravura del Genga-man in questione era tale da permettergli di avere i suoi disegni base lasciati inalterati e messi in produzione.
Questo geniale animatore risponde al nome di Hayama Junichi e, a conferma di quanto detto, ecco un ricordo del Sakkan dell’episodio 71, il primo che fa conoscere il vero tratto di un animatore il quale aveva sempre e solo lavorato come intercalatore per gli altri fino a quel momento.

「この人の原画だけは、修正は全く入れる必要はなかったんですね。僕のタッチとは違うのですが、ほぼそのまま通しました。」 越智 一裕


“Solamente per quel che riguardava i suoi Genga, non ci fu alcun bisogno di apportare correzioni. Anche se lo stile era diverso dal mio, li ho lasciati tutti più o meno così com’erano” Ochi Kazuhiro

Oltre al 71, ad Hayama verranno affidati altri due piccoli spezzoni all’interno di altrettanti episodi: il 102, in cui disegnerà lo scontro tra Kenshirō e lo sgherro in motocicletta di Ken Ō Jadō e il memorabile scambio di colpi tra Raō e Kenshirō del 107.

Finita la lavorazione del film e forte dell’esperienza avuta su di esso, Hayama svolge come al solito il ruolo di Genga-man per diversi episodi, ma per tre di questi si vede lasciare inalterati i suoi disegni base. Se per il 71 la differenza di tratto con il Sakkan dell’episodio è così evidente che a passare per Off model risulta, paradossalmente, lo stesso Ochi, per le puntate 102 e 107, dirette rispettivamente da due dei Sakkan più In model della serie, la differenza è comunque evidente ma non risulta disturbante.
Incredibilmente maturo nel tratto nonostante la giovanissima età, il neanche ventenne Hayama già con queste tre semplici prove dà dimostrazione di essere incredibilmente l’animatore con il tratto più vicino a quello di Suda Masami.
Non sorprende che per il successivo Hokuto no Ken 2 ricoprirà ancora una volta il ruolo di Genga-man per un intero spezzone e, subito dopo, farà il suo debutto ufficiale come direttore dell’animazione per una puntata intera.
Da quel momento in poi nasce un sodalizio artistico tra Suda e Hayama durato per decenni.

Verdetto: Assolutamente In model 

Le cause principali


Provare a dare delle motivazioni precise sul perché una serie è affetta da discontinuità di animazione in termini di qualità è sicuramente un compito difficile, ma di seguito abbiamo provato ad elencare le cause principali che potrebbero esserci dietro.

Piccolo appunto: Non dimentichiamoci di come Hokuto no Ken fosse una serie completamente nuova per i canoni estetici degli anni ’80.
Non è da escludere che uno dei principali comuni denominatori delle tre cause di seguito elencate fosse la difficoltà di riuscire ad animare un prodotto del genere.

  • Restrizioni di budget

Qualunque lavoro che ha alle spalle il grande insieme di personale che abbiamo spiegato nella Guida all’animazione deve tenere conto di un determinato budget che non può permettersi di sfruttare male. Ecco perché, se per molti episodi la serie è animata con incredibile qualità, questa stessa qualità viene riequilibrata da altrettanti episodi mediocri. I primi hanno sicuramente un budget più alto degli altri o una migliore ridistruzione dello stesso (basti pensare che Suda Masami da solo ricopriva due ruoli; quello di Sakkan e Genga-man), i secondi sono incentrati completamente sul far prevalere la quantità alla qualità, permettendo agli studios di preservare budget da investire sugli episodi più importanti della serie.

  • Numerosi animatori

Come è già stato detto tante volte nel corso di questo articolo, sperare che ogni animatore riesca a ricreare perfettamente il tratto visto nei modelli dei personaggi è quanto mai utopistico, soprattutto se si contano anche le limitazioni artistiche degli stessi direttori o la loro intenzione di voler lasciare il proprio “marchio” su questo o quell’episodio. Considerando questi due fattori, è facile capire come mai una serie che conta ben centocinquantadue episodi complessivi non abbia mai saputo mantenere un tratto omogeneo dall’inizio alla fine (a volta addirittura dall’inizio alla fine dell’episodio stesso).

  • Anzianità dei Sakkan

La società giapponese ha sempre dato grande importanza all’anzianità dei dipendenti nelle loro rispettive aziende. Più un elemento di un gruppo ha esperienza rispetto agli altri e più quest’ultimo deve essere premiato, promuovendolo, perché ha dimostrato di avere un forte legame con l’azienda stessa.
Prendiamo il caso di Uemura, il peggior Sakkan che la serie animata abbia mai avuto.
Se ci si domanda come mai un direttore delle sue qualità sia stato preferito ad altri animatori indubbiamente più qualificati, la risposta risiede proprio nell’esperienza che quest’ultimo aveva all’epoca della serie. Con una gavetta lunga decenni tra le fila degli animatori degli animatori di casa Toei, Uemura ha collaborato a serie dal grande impatto mediatico come Mazinger Z e Cyborg 009. Provando a mettersi nell’ottica dell’azienda gapponese Toei Animation, risulta chiaro come, all’epoca dell’assenza del veterano Suda Masami, sia stato scelto un altro animatore dall’esperienza altrettanto lunga.
Questo ovviamente è solo un esempio tra tanti, ma spiega bene, pensiamo, il modello gerarchico giapponese, improtanto più sull’anzianità che non sul talento vero e proprio.