La televisione racconta Hokuto – PARTE 2: La nascita di Ken il guerriero; intervista a Tetsuo Hara
Seconda parte della serie di articoli che coprira’ interamente il documentario della NHK per i 35 anni del manga “Hokuto no Ken”.
Questo articolo trattera’ principalmente del giovane Tetsuo Hara, le sue difficolta’ per riuscire a sfondare nel mondo dei fumetti e del suo incontro con il geniale editor Nobuhiko Horie.
Il punto di raccordo del destino il 13 settembre 1983.
Hokuto no Ken ha iniziato ad essere pubblicato su Shonen Jump (*la piu’ popolare rivista di manga in Giappone).
Il primo approfondimento di questo documentario tratta del giovane che ha disegnato il manga.
PRIMO APPROFONDIMENTO: IL DISEGNATORE DEL MANGA – TETSUO HARA
Tetsuo Hara, 21 anni all’epoca.
Proprio come traspare da questa foto, e’ un ragazzo tranquillo e che non avrebbe fatto male a una mosca.
Un giovane che nonostante avesse il sogno di disegnare manga, non era ancora stato riconosciuto all’altezza e che, non riuscendo a venire pubblicato, era confinato nell’anonimato.
Pero’ un editor fu in grado di risvegliare in lui un potenziale nascosto. Un fortuito incontro che ha cambiato una vita.
Una Storia Differente mai raccontata dietro la creazione di Hokuto no Ken.
Tokyo, Kichijoji.
In una stanza privata di un certo palazzo, questo uomo continua ancora oggi a disegnare manga.
Tetsuo Hara, 57 anni.
Tutt’ora il suo tratto rimane pieno di dettagli e d’impatto.
Purtroppo pero’, Hara non riesce piu’ quasi completamente a vedere dall’occhio destro.
Questo perche’ il suo corpo ha ceduto a causa dei 4 anni e 10 mesi in cui ha messo tutto se stesso nel disegnare Hokuto no Ken.
Disegnavo a denti stretti.
Nelle scene di rabbia anche io mi arrabbiavo, e nelle scene commoventi disegnavo con le lacrime agli occhi. La mia faccia era sconvolta. Ero stremato mentre disegnavo.
L’UOMO CHE HA CONSACRATO LA PROPRIA VITA A HOKUTO NO KEN
La nostra storia si sposta alla fine degli anni ’70.
Al tempo, molte case editrici rivaleggiavano tra loro su chi vendeva di piu’. Era l’epoca delle grandi sfide dei manga.
In quel periodo, c’era un giovane che aveva disegnato e portato a far vedere il proprio lavoro ad una casa editrice.
Tetsuo Hara, che a quell’epoca era ancora alle scuole superiori.
Ecco un esempio dei manga che all’epoca Hara aveva disegnato.
Uno stile di disegno duro e cupo, con particolare attenzione verso le parti in ombra del corpo umano.
All’epoca mi sarebbe andato bene tutto pur di riuscire a disegnare quello che volevo io.
Non m’importavano i soldi, mi bastava un manga di nicchia o per una rivista tipo Garo (*rivista sperimentale e d’avanguardia).
Come dire, ero molto negativo all’epoca.
Disperato, quasi. Insomma, mi andava bene di sopravvivere purche’ avessi disegnato quello che mi piaceva.
Hara nasce nel 1961 a Tokyo, ma passa i primi anni di vita a Saitama.
Non era portato per lo studio ne’ tantomeno per lo sport.
Furono i manga comici di Fujio Akatsuka (*membro del duo Fujiko F. Fujio – Doraemon, etc.) a permettergli di dimenticare, anche se solo per poco, la propria malinconia.
Fin da piccolo non appena poteva iniziava a disegnare quello che piu gli piaceva sul retro dei volantini pubblicitari.
Nonostante i disegni di qualita’ eccezionale non era in grado di creare storie e cosi’ i suoi lavori non furono mai pubblicati.
Non riusciva ad imporsi ne’ come disegnatore di manga ne’ come illustratore.
In prossimita’ del suo diploma di scuola superiore, aggrappandosi all’ultima speranza fece visita agli uffici di Shonen Jump.
A quel tempo la redazione di Jump era impegnata nella scoperta di nuovi talenti e, cosi’ facendo, riusci’ a pubblicare tantissime opere famose.
Hara ando’ li’ a chiedere se non ci fosse la possibilita’ di iniziare a lavorare come assistente per un disegnatore professionista.
Fu allora che un uomo gli venne in contro.
Nobuhiko Horie un giovane editor ventiquattrenne.
Un ragazzo geniale che aveva gia’ pubblicato manga famosi come Cat’s Eye (*Occhi di Gatto).
Il manga che Hara porto’ a far vedere era un lavoro incompleto su un agente di polizia codardo. Era decisamente un lavoro inusuale.
Pero’ Horie, ebbe una reazione inaspettata.
Piacque tantissimo al signor Horie, e quindi gli consegnai quel lavoro immediatamente.
Poi mi chiese di andare a mangiare assieme, anche se ero solo un ragazzo delle superiori.
Mi porto’ a mensa. Non e’ che mi andasse molto di mangiare il cibo della mensa avendo mamma a casa, ma alla fine ci andai comunque.
Capii subito che gli ero simpatico.
Horie da’ ad Hara un lavoro come assistente e inizia a prendere il ragazzo sotto la sua ala protettrice.
Ma cos’e’ che Horie ha visto di tanto speciale in Hara?
Non era un manga.
Era piu’ la storiella di questo trentenne che tirava a campare giocando al Pachinko (*slot machine giapponese).
Capii immediatamente quanto fosse bravo a disegnare. “Che qualita’ di dettaglio!”, pensai tra me e me. Anche solo da quelle sette o otto pagine avevo gia’ capito la grande passione per disegnare che aveva e quanto ci mettesse anima e corpo.
I disegni di Hara pieni di dettaglio, erano pero’ completamente diversi dagli standard di Jump dell’epoca.
Se questa abilta’ viene ben indirizzata, si potrebbe creare un tipo di manga mai visto prima…
Fu cosi’ che nacque il duo Hara-Horie.
Dopo qualche tempo i due avrebbero dato vita alla storia breve che sarebbe stato il canovaccio per la serie regolare di Hokuto no Ken.
Ma prima di arrivare a questo traguardo, ci vollero ben tre anni.
“MAD FIGHTER” – FRESH JUMP, AGOSTO 1982, “CRASH HERO” – SHONEN JUMP, N. 43, 1982
Seguendo le istruzioni di Horie, Hara inizia a disegnare un gran numero di manga con storie auto-conclusive.
Tra questi, uno riceve un premio, e Hara inizia ad acquisire sicurezza in se stesso.
All’epoca, Hara aveva il sogno di mettere su carta un eroe del cinema.
Bruce Lee.
Hara fu totalmente rapito da quella sua figura di lottatore che sconfiggeva uno dopo l’altro nemici molto piu’ grandi di lui usando tecniche marziali cinesi.
Aveva dei movimenti e delle posture cosi’ belle che ne rimasi totalmente affascinato.
Sono andato a vedere i suoi film al cinema tantissime volte, portando con me il blocco da disegno per prendere nota.
Mi ha colpito proprio perche’ io ero completamente opposto a lui. Io ero quello che le prendeva piu’ che darle.
Hara aveva anche un altro eroe del cinema. Una star che aveva ricevuto un grande consenso di pubblico per i suoi ruoli da duro e nei film d’azione.
Yusaku Matsuda.
Hara si consulta con Horie, proponendogli di fare un manga incentrato sulle arti marziali cinesi basandosi sulle caratteristiche di questi due personaggi.
Pero’ Horie si presenta con tutt’altri piani: un manga incentrato sulle motocross, sport che andava molto di moda all’epoca.
Horie descrive con fervore le scene di corsa con le motociclette, arrivando ad assicurare Hara che il manga avrebbe avuto un successo assicurato.
Un giorno venne e mi disse di andare a fare motocross al parco. Ci rimasi di sasso.
Mi fece salire su una moto di bassa cilindrata e mi disse di mettere in moto. Ero incredulo!
La moto fece un’impennata e caddi pure a terra alla fine.
Non era quello il manga che voleva disegnare.
Pero’, rimanendo colpito dalla passione di Horie, Hara decide di iniziare a lavorare alla sua prima serie su rivista.
Hara viene totalmente travolto dall’entusiasmo di iniziare a lavorare alla sua prima serie.
Pero’ questa non trovo’ il favore del pubblico.
A neanche un mese dal primo capitolo, viene deciso in seno alla casa editrice di concludere la serie. Una fine arrivata dopo appena 10 capitoli.
Tutt’ora Hara ricorda bene il giorno in cui gli venne comunicata la notizia.
Alla sesta settimana, mentre stavo disegnando il signor Horie venne nella mia stanza e mi chiese di iniziare a discutere della prossima serie.
Pensai: “Cosa? Ma e’ appena la sesta settimana! Ancora non lo puoi sapere se la serie verra’ chiusa o meno!”.
Fui devastato. Avevo appena 21 anni. Sembrava come vi avessero messo il marchio di disegnatore fallito.
E di solito non ce l’hai una seconda occasione in questi casi, a meno che non sei davvero promettente.
Anche se Hara aveva il morale a terra, Horie non si scoraggia.
A dire il vero, chi decise per la fine di quella serie fu lo stesso Horie.
Il signor Nishimura, a quel tempo il capo editore, mi disse perfino che volendo quella serie sarebbe potuta continuare, ma io sapevo che avevo con lui uno stretto contatto, sapevo che Hara era in grado di disegnare una storia molto piu’ interessante.
Quindi piuttosto che tirare avanti una serie come Tetsu no Don Quixote era meglio ricominciare tutto da capo, in modo che lo stesso Hara ne potesse trarre beneficio.
Ecco perche’ gli dissi, anche un po’ egoisticamente, che era meglio chiuderla li’. Non mi sono trattenuto.
Hara e’ risoluto oltremodo: sa che se sbaglia ancora, non avra’ piu’ una seconda occasione.
Io volevo solo disegnare quello che mi piaceva. Odiavo l’idea che il mio manga non vendesse.
Soprattutto odiavo che i lettori non si divertissero leggendo quello che disegnavo. Era come a dire che non ero indispensabile. A quel punto mi decisi a disegnare solo quello che volevo io.
Fu quello il momento in cui persuase Horie, chiedendogli di fargli disegnare quel manga sulle arti marziali cinesi.
Pero’ c’era un problema… Senza una tecnica segreta, non si poteva realizzare un manga incentrato sulla lotta.
Quelle affascinanti tecniche segrete che i protagonisti usano e che tra i ragazzi erano il barometro che determinava la popolarita’ di un manga: era quello cio’ che serviva.
Mentre Hara si grattava la testa pensando a cosa disegnare Horie ando’ in una libreria vicino alla casa editrice, in cerca di un’idea.
Era una libreria che vendeva esclusivamente libri cinesi.
Andai a vedere nella sezione dei libri di medicina e lessi di questo ricercatore che aveva fatto esperimenti sui punti di pressione.
Un episodio in particolare diceva che per colpa della troppa pressione su quello dell’occhio era finito per divenire cieco.
“Eccola!”, sobbalzai. Sfruttando i punti pressione, nella serie punti segreti di canalizzazione, il combattente avrebbe potuto dare vita alla piu’ potente tecnica segreta.
Aprile del 1983. Combinando le loro idee, i due danno vita ad un manga.
“Hokuto no Ken” (*Il Colpo dell’Orsa Maggiore).
Una storia breve, pubblicata senza troppe speranze alla fine del mensile della casa editrice.
Il protagonista e’ uno studente del liceo che vive ai giorni nostri Kenshiro Kasumi. Un nome che richiamava quello Sanshiro Sugata (*opera prima di Akira Kurosawa, che racconta le gesta di un giovane lottatore di arti marziali).
La sua tecnica segreta era l’Hokuto Shinken (*la Divina Tecnica dell’Orsa Maggiore).
In questa storia, ci sono moltissimi elementi che si ricollegheranno in seguito alla serie regolare di Hokuto no Ken. Verso il finale, il protagonista pronuncia persino questa frase…
“Sei gia’ morto”.
La storia breve di Hokuto no Ken si aggiudica a ragione la prima posizione nel questionario settimanale in allegato alla rivista.
Haruhiko Suzuki, al tempo collega piu’ anziano di Horie presso Jump, rimase anche lui colpito da quel manga.
In quel periodo Suzuki si occupava della serie Captain Tsubasa (*Holly e Benji) una serie che mostrava la fierezza delle partite tra potenti avversari.
Era l’ultimo manga nella rivista.
Non e’ quasi mai capitato che una serie alla fine di una rivista diventi la prima nel questionario.
Di solito sono gli autori che disegnano la copertina o che hanno le prime pagine a disposizione ad aggiudicarselo. Quella e’ la norma.
Penso che a quel tempo tutti rimasero profondamente colpiti. Tutti gli editor erano d’accordo nel dire che da li’ in avanti sarebbe stata la serie di punta della rivista.
E nel settembre di quello stesso anno, la serie regolare di Hokuto no Ken (*Ken il guerriero) comincia ad essere pubblicato su Shonen Jump.
La storia viene affidata ad un altro autore, lasciando ad Hara la possibilita’ di concentrarsi esclusivamente sui disegni.
Sia l’eta’ del protagonista che lo scenario furono cambiati dalla storia breve. Questa e’ la storia di in un futuro prossimo, in cui un uomo solitario vaga in un mondo devastato.
Kenshiro, protagonista taciturno, usera’ l’Hokuto Shinken per sconfiggere i potenti nemici che gli si parano davanti uno dopo l’altro.
Questa mitica storia, illustrata con disegni carichi di una grande forza d’impatto ha rapito il cuore dei lettori in men che non si dica.
L’assistente che al tempo ha prestato servizio alla serie, Tomoyuki Aoki.
– Ad esempio questa pagina qui, vede? Anche se e’ una scena piena di comparse, in realta’ la tavola originale arrivava fin qui. Disegnavamo con dettaglio fino a qui nonostante sapessimo che una volta stampato non si sarebbe visto.
– Sapevate che non sarebbe stato usato alla fine?
– Si’, anche se lo capivamo benissimo anche da noi, non volevamo mortificare l’impatto visivo della pagina.
Pero’ disegnare settimanalmente intorno alle 20 pagine per capitolo era un ritmo di lavoro rigido oltre ogni immaginazione.
Ero a pezzi. Non mi facevo il bagno anche per tre o quattro giorni di seguito. Ridotto a quel modo andavo a carponi fino alla scrivania del signor Horie che reagiva sempre scocciato, dicendo che ero in ritardo.
Una volta controllato il lavoro mi dava subito il testo del capitolo della settimana dopo, chiedendomi anche di parlarne li’ al momento. Pensavo veramente che quello li’ fosse un mostro.
Ogni settimana era un inferno.
La passione che Hara metteva nella sua opera passava oltre le pagine ed arrivava ai lettori che continuavano ad incoronare Hokuto no Ken come manga numero uno della rivista.
Pero’ Horie, per quanto i risultati del questionario fossero positivi, non faceva sapere niente ad Hara, anzi, si dimostrava ancora piu’ severo con lui.
Ma allo stesso tempo Horie continuava a supportare Hara senza sosta in modo che riuscisse a disegnare ancora meglio.
Il signor Horie interpretava per me tutte le scene. Recitava i ruoli di tutti i personaggi in scena.
In questa scena c’e’ un vecchio a capo di un gruppo che pratica la non-resistenza, ad esempio.
Interpretava per me ogni singola scena, nei piu’ minimi dettagli.
E io lo guardavo rapito, lasciandomi trasportare dalle emozioni provenienti dal suo racconto. Tutto si andava perfettamente ad integrare alla mia visione e quando lo guardavo a quel modo so che anche lui si rendeva conto che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. E quindi mi diceva di iniziare a disegnare.
Le scene in cui Hara metteva piu’ energia, erano le battaglie dei guerrieri.
Su quelle scene, l’artista aveva carta bianca. All’interno di queste scene, a diventare popolari sono state…
©︎Buronson, Tetsuo Hara/NSP 1983
Abeshi!! Hidebu!! Tawaba!!
…le urla che i nemici lanciavano prima di morire sotto i colpi di Kenshiro.
Giochi di parole completamente inventati, che erano estremamente popolari tra i bambini.
Hidebu, l’urlo lanciato dal gigantesco Heart prima di morire.
Quella e’ la combinazione di Itee (*da Itai – Fa male) e Bu (*suono onomatopeico).
Una cosa tipo, Hide! e poi Bu!, quindi “Hide-Bu!”. Ma aveva in se’ anche Debu, che significa grasso in giapponese, quindi era perfetta per quel personaggio.
Ma proprio per il fatto di essere stato cosi’ innovativo, Hara non fu capito neanche dalla redazione di Jump. Pensavano che mi fossi sbagliato a scrivere e me lo hanno corretto.
“Ma che cavolo combinate? Non e’ un errore!”, gli dissi.
E dire che ci avevo pensato cosi’ a lungo!
Poi fortunatamente lo corressero e finalmente divenne Hidebu.
C’era una ragione se Hara teneva cosi’ tanto a quelle espressioni.
Anche il maestro Akatsuka lo aveva fatto al tempo.
Frasi eccentriche come Rerere no re, Kemun pasu o Pasu pasu pasu.
Ma per noi che ci siamo cresciuti, erano del tutto normali.
Dato che erano scene in cui persone morivano, non volevo disegnarle in maniera realistica.
Volevo renderle piu’ digeribili per il pubblico, mettendoci elementi comici, ridicolizzandole, insomma.
E cosi’, senza accorgersene, le copie stampate di Jump superarono il milione.
Ma l’unica cosa che aveva in mente Hara erano quei ragazzi che proprio come lui in passato aspettavano con trepidante attesa di leggere i manga.
Io stesso ero un grandissimo fan delle opere dei maestri Akatsuka e Chiba (*disegnatore di Ashita no Joe – Rocky Joe).
I loro manga mi hanno salvato. Quando ero un bambino non avevo fiducia in me, ma e’ proprio grazie ai manga che ho riacquistato la speranza.
Quindi il mio unico pensiero era quello di dare intrattenimento alla gente, poiche’ per me i manga hanno significato quello.
Chissa’ come reagiranno i lettori giapponesi e quelli di tutto il mondo leggendo questa scena?
Disegnavo avendo in mente i loro volti. Ero eccitato mentre disegnavo perche’ immaginavo come i lettori avrebbero reagito.
Si conclude cosi’ la seconda parte di questa serie di articoli.
Sapevate tutti i retroscena di cui il maestro Hara ha parlato durante l’intervista? Avete meglio compreso l’importanza dell’editor Horie nella creazione della storia?
Se volete saperne ancora di piu’, non perdete la prossima parte in cui tratteremo di Buronson, del suo fortuito incontro con Hokuto no Ken e di come un’esperienza traumatica lo abbia ‘aiuto’ a definire il mondo post-apocalittico della serie regolare.
Alla prossima puntata!
Tutte le immagini riportate in questo articolo appartengono ai rispettivi autori.
Il presente articolo e’ basato sul documentario 「アナザーストリーズ 北斗の拳 “誕生~舞台裏のもう一つの”格闘」, mandato in onda dalla televisione pubblica giapponese NHK il 20 novembre 2018.
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